Scaldami il cuore (e già che ci sei anche i piedi)
Cena del 23/11/2011
Questo titolo mi è venuto così, si vede che si avvicina San Valentino (chi mi conosce bene penserà che ho assunto un ghostwriter, dato che è risaputo che io ABORRO San Valentino). Però in fondo io sono una romanticona, ma sono anche una persona molto pratica, quindi in realtà il titolo di questo post esprime appieno la mia personalità. Detto ciò, rieccoci! Chiediamo venia per la lentezza nell’aggiornare il blog, ma solo in parte, chè qui nessuno ci paga per andare in giro a mangiare, bere, e descrivere per filo e per segno le nostre avventure e disavventure culinarie! Quindi VOI, chef, ristoratori, titolari di agriturismi in giro per l’Italia, INVITATECI! E poi vedi come lo aggiorniamo di corsa il blog. ;-D
Poi si sa, nel ritardo ci sono anche gli annessi e connessi, la vita frenetica, il lavoro (sì sempre quello, quello MONOTONO…no vabbè, non siamo qui per polemizzare, vi basti sapere che il mio ultimamente rischia di diventare noioso come un ritrovo dei comici di Zelig, chè io sono più brava di te con le metafore, caro Mario). Nel frattempo è iniziato l’anno nuovo, sono iniziati i buoni propositi, i vecchi progetti, e l’ultimo calendario, a voler dar retta ai Maya. Come minimo se ci azzeccano devono offrire la cena a tutti. Non è che pensiamo sempre a mangiare, ma scusate se deve finire il mondo non viene in mente anche a voi di salvaguardare le cose più importanti della vita?
E a proposito di eventi poco allegri, il luogo prescelto per la nostra cena non è riuscito a levare in alto il nostro spirito diciamo, un pò come le temperature di questi giorni (indizio). Però il posto è accogliente, gradevole, un pò country chic, o minimal country, o addirittura minimal provenzal (a neologismi siamo sempre messe bene). Tavoli in legno, lenzuola bianche (non saprei come definirle altrimenti) a decorare le pareti, la credenza della nonna in fondo alla sala e i suoi piatti appesi ai muri accanto a lumicini d’altri tempi. Più provenzal che minimal in effetti. Fuori, parcheggio non pervenuto, dentro ci facciamo strada con una certa sicurezza, forse troppa, dato che io presa dall’entusiasmo faccio per entrare direttamente in cucina…vabbè ho sbagliato, non ci vedo più dalla fame! Ecchevvelodicoaffare.
Antipasti
I dettagli sono piacevoli, ci piace il menù, e ci piace la lista dei fornitori alla fine, si vede che qui ci tengono ai particolari, e amano motivare le loro scelte. Solo che a noi spetta il cameriere saputello, e per di più dotato di ansia da prestazione. Avete presente? Anticipa le nostre scelte (perchè ha origliato mentre scandagliavamo il menù), non si scrive niente quando prende le ordinazioni, e ogni volta che si trova dalle nostre parti ne approfitta per un innocuo “Tutto bene?”, accompagnato dal più compiaciuto dei sorrisi. Bè sì, tutto bene, però se me lo chiedi 7-8 volte dopo un pò comincio a sentirmi mancare anche io, che pure sono una che ha bisogno di conferme nella vita. Intanto Elisa, dall’interessante cantina, ha estratto dal Veneto un Fornetto dei Colli Berici dell’azienda agricola Cavazza del 2007.
In attesa degli antipasti ci arrivano dei simpatici panzerotti mozzarella e pomodoro, la cui temperatura interna ricorda vagamente quella del nucleo del sole, ma che non mancano di metterci a nostro agio. Solo che non sappiamo che siamo in procinto di rimpiangere quel ripieno rovente: direttamente dalla sezione “I nostri classici” del menù arriva la Battuta di manzetta al coltello, buona, ben accoltellata, abbastanza minimale, ma una carne non proprio da standing ovation, più da dignitoso applauso. Segue l’Insalata di granseola con dressing agli agrumi, e qui scusate ma ci siamo rimaste male. Niente da dire sulle materie prime, ma forse ho capito perchè hanno cercato di stordirci col panzerotto bollente: è tutto troppo freddo! La granseola non ha avuto il tempo di acclimatarsi, e quegli inebrianti aromi di agrumi che certamente volevano possederla si son fatti passare la voglia quando si sono accorti che il tragitto dal frigorifero al nostro tavolo aveva rasentato il teletrasporto. Di sicuro una permanenza più lunga a temperature non polari avrebbe fatto guadagnare non poco ai sapori. Peccato!
Dalle “Proposte del giorno” assaggiamo il Vitello rosa con scaglie di Parmigiano Bonati 3 anni e dressing al tartufo bianco, discreto, buona la carne, ahimè tutto un pò troppo freddo anche qui, e il tartufo risulta un tantino dominante, forse senza di lui il piatto avrebbe avuto ben poca personalità. Dignitoso comunque, come anche il Tomino di pecora delle langhe con pera, noci e miele di castagno, sempre dalle proposte del giorno: lui sì, ha un suo perchè, pur nell’abbinamento scontato ha qualcosa di speciale, e ben rappresenta il “puro e semplice” che dà il nome al locale. Promosso!
Primi e Secondi
Tra un delirio di onnipotenza e l’altro del cameriere (al ventesimo “Come sta andando?” temo per la sua incolumità), arriva il Risotto al marsala, foie-gras fresco e tartufo nero: ecco, dall’onnipotenza alla prepotenza. I sapori si sentono, ma non sembra che vivano in perfetta armonia, piuttosto che facciano a botte per farsi sentire, me li immagino sgomitare a forza di “ci sono anch’io!”. Un pò aggressivo, ma tutto sommato non male, anche se la presentazione non è al top. Di seguito i secondi, con la Coscetta d’anitra all’arancia e finocchietto con lenticchie e riduzione al marsala, piatto un pò retrò ma ben fatto, anche se Laura non può fare a meno di osservare “Ma che strane cosce che hanno le anatre!”. Sarà la deformazione professionale del medico, non resiste all’anatomia neanche se fa la sua comparsa circondata da un vistoso contorno di lenticchie.
Intanto, il freddo torna ad essere il filo conduttore della serata: succede con il Baccalà mantecato con crostino di polenta, e qui la temperatura non aiuta un piatto già di per sè un pò sottotono. Il baccalà è abbastanza gustoso, non pervenuto invece il sapore per i crostini di polenta. Chiara non riesce a finire la sua parte, tutto ciò è molto disdicevole! Affrante ci chiediamo, chi siamo NOI per esprimere giudizi negativi? “Ragazze, secondo me ormai siamo abbastanza brave! E il nostro compito è dare consigli costruttivi agli chef!”, ebbene sì, Elisa è la regina dell’ottimismo. In realtà noi non siamo proprio nessuno, solo delle povere affamate bisognose di amiche e chiacchiere, il nostro è il parere dell’uomo di strada, anzi, delle donne di strada in questo caso. Mi sa che questa suona MALISSIMO. Vabbè che di questi tempi…vedi cosa succede a dire che il posto fisso è noioso?
Dolci
Arriviamo al dessert colme di speranze, in parte disattese: iniziamo con un trio di classici Bignè con crema alla vaniglia e salsa al cioccolato, un pò inutili a dir la verità, a parte la pasta choux che rivela una buona mano; stesso discorso per il Semifreddo al torrone di Alicante con salsa di pere, si lascia mangiare senza proteste ma senza particolari esternazioni di stupore. Menzione speciale invece per la Tarte tatin con crema inglese, deliziosamente ben fatta, e per il Fondente al cioccolato, salsa al caramello e croccante, realizzato con cioccolato di qualità sicuramente ottima, dal sapore maliziosamente avvolgente. Nel complesso i dolci rivelano qualche problemino di struttura, di consistenza, di ingegneria edile diciamo (questa scrivetevela, vi autorizzo io).
L’impressione finale è che ci sia qualcosa che stoni. Va tutto bene, le materie prime sono scelte con cura (fanno persino nomi e cognomi di chi li rifornisce), i piatti sono ben eseguiti. Ma sento aleggiare la presenza di Mara Maionchi: “Bravo. Hai cucinato bene. Mi sei piaciuto”. Come un compitino corretto dall’inizio alla fine…ecco, una cucina un pò scolastica. Forse manca la ricerca (ma neanche tanto), forse manca l’eccellenza (ma non del tutto), forse manca un pò il cuore. Oppure il cuore c’è, ma va un attimino riscaldato, come gli antipasti. E oggi è il 6 febbraio, andatevi a vedere come sta nevicando a Sassari e a Napoli, e poi ditemi che non devo credere ai Maya (se nevica a Napoli, la fine è vicina). Il conto non aiuta: €175 in tutto (di cui €20 per il vino), ma in realtà questo posto merita una seconda occasione. Quindi, oggi più che mai, alla prossima! V.
Puro & Senplice Cafè Comfort Food
Via Felice Casati 7, Milano
Tel. 02 89656162